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Tanzania forever

9 gennaio 2012

Cosa se ne fa il Carroccio di milioni di euro di denaro pubblico ottenuti come “rimborso elettorale”? Dopo aver proclamato nuovamente la fantomatica secessione con tanto di cartina e confini padani, è arrivato il momento della conquista. Aiutare l’Italia sommersa dal debito pubblico? No. Tanto oramai i lumbard coniano pure moneta. Meglio conquistare l’Africa orientale.  Così, come riportato da Giovanni Mari sul Secolo XIX, a dicembre la Lega ha investito in 7,7 milioni in corone norvegesi (e quale se non la moneta degli antenati vichinghi giacché dell’euro non  c’è da fidarsi), in 1,2 milioni di euro nel fondo Krispa Enterprise Ltd di Cipro e ha collocato 4,5 milioni di euro in Tanzania. Chissà perché proprio la Tanzania?  Ma poi il Trota lo sa dov’è la Tanzania? Qualche imbarazzo in via Bellerio c’è, come quello dello sbalordito Matteo Salvini che si preoccupa de 100 euro chiesti ai militanti per salvare il giornale di partito.  Ma questi milioni non saranno mica fondi negri?  Lega Nord off shore. Evoluzione italiota.

Quando i treni si fermarono a Eboli

28 dicembre 2011

Stavolta devo farlo. Un post neoborbonico.  E nemmeno contro la Lega, tra l’altro. Stavolta è Trenitalia a invocare la secessione dopo la soppressione dei treni  che collegano il Sud al Nord. Una rivoluzione che RFI (Rete Ferroviaria Italiana) sta mettendo in atto motivando la scelta per la scarsa domanda di mobilità.

Esistono invece elevati indici di traffico con le compagnie low cost, sia verso Roma che verso Milano, che dimostrerebbero come i passeggeri delle regioni del Sud scelgono il mezzo aereo per mancanza di collegamenti ferroviari. Lo sa bene la Fit Cisl Sicilia che, dopo aver occupato i binari e la tettoia della stazione di Messina centrale, ha mandato una lettera al neo ministro delle Infrastrutture Corrado Passera dove stila un quadro del trasporto ferroviario dell’Isola. Con l’attivazione del nuovo orario invernale, i 26 treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia sono stati ridotti a 10, tutti a binario unico, tutti diretti a Roma. Dai 56 treni circolanti nel 2005 l’offerta è scesa a 5 collegamenti di andata e 5 di ritorno. E nell’arco di sette anni Trenitalia ha dimezzato il proprio organico per i treni a lunga percorrenza.

Il punto è sempre lo stesso. Per fare un esempio da oggi un viaggiatore diretto da Palermo a Milano è costretto a prendere un espresso da Palermo a Roma e poi un Frecciarossa da Roma a Milano, con un viaggio – se tutto va bene – di circa 15 ore, un cambio, e nessuna alternativa alla costosa alta velocità. Perché Trenitalia al Nord fa concorrenza all’aereo e al Sud decide di lasciare il monopolio della mobilità a Ryanair? “L’Alta Velocità esprime il massimo appeal”, ripetono quotidianamente. Ma l’Alta Velocità si è fermata a Eboli. O quasi. E se fosse il comportamento di Trenitalia a motivare lo spostamento di domanda?

Rivelazioni

12 dicembre 2011

“Comunista”, “comunista”, “comunista”. Chi? Silvio Berlusconi. Stavolta Bossi l’ha fatta grossa. L’alleato numero uno del Cavaliere, il più affidabile tra gli affidabili, a margine di un convegno a Milano l’ha detto: Berlusconi ha deciso di sostenere il governo di unità nazionale e dunque “sta coi comunisti”. Ma come? Berlusconi comunista? L’avevamo visto operaio, marinaio, pompiere, muratore, siniscalco, perfino cantante ma comunista mai. Proprio no. L’idillio si frantuma. “Ognuno a casa sua, questi non sono tempi di alleanze”, tuona il leader dei Lumbard. Non ci è dato sapere quali i folli stratagemmi nella mente del Carroccio, né quali echi, come saette, entrassero ad Arcore.  Ma la profezia di Bossi colpisce duro. Un’epifania, giusto alla vigilia di Natale.  La prima: “Il governo andrà a picco perché chi l’ha fatto è cattivo”. “La guerra l’ha persa l’Italia e l’ha vinta la Padania”.  E infine “L’euro è kaputt. La Padania si farà la sua moneta”.  Sti cazzi! La quarta rivelazione è già sulla bocca di tutti: “Il signor B? il suo nome è Rosso”.  A Buonanno e intenditor poche parole…

Risiko docet

4 dicembre 2011

 

La mappa mostrata da Umberto Bossi. In arancione la "Padania"

Il Senatur si fa serio. Parla mostrando una grande cartina colorata in cui il nord Italia appare in arancione in una macroregione assieme a Svizzera, Austria e altre porzioni di territorio a nord delle Alpi.  La conquista dell’Alsazia e della Lorena sarà indispensabile, avrà detto tra sé e sé. “Grazie fratelli padani”, si gira rivolgendosi alla platea, fiera di un unico grido: “Secessione”.

Oggi è festa. Riapre il parlamento del Nord. E Bossi, nel suo discorso alla Fiera di Vicenza, evoca la figura dell’ideologo Gianfranco Miglio una volta ripudiato. “Noi allora non capivamo perché Miglio era convinto delle sue idee – spiega mostrando la fantomatica mappa – La Padania la si deve mettere in rapporto ai lander tedeschi e all’Austria. C’è un documento per la cooperazione e lo sviluppo per l’Unione Europea che prevede collegamenti transnazionali con i lander tedeschi e l’Austria”, aggiunge. E ancora: “Si apre una finestra importante per la storia. Noi dobbiamo essere pronti perché dopo le guerre si riscrivono i trattati. Dobbiamo essere pronti a lanciarci nelle finestre che le storia aprirà”.

Ad aizzare la verde platea era stato il nuovo presidente del Parlamento padano, Roberto Calderoli, eletto su proposta della segreteria politica della Lega e per acclamazione dalla platea. Dopo le note del “Va pensiero” l’uomo rubicondo aveva indicato una porzione di Europa dell’est. “La nostra sarà una separazione consensuale sul modello della Cecoslovacchia”. Insomma niente urla, niente fucili. “Sarà una secessione morbida”. A trattare con Roma andrà l’ambasciatore gallo Roberto Maroni. “Deve fargli un c… così a Monti”. Argh! Argh! Nel pentolone della villa La Favorita bolle l’acqua miracolosa del Po’, mentre i celtici diti medi tornano a vibrare nell’aria.  “Lunedì – ha ruggito Calderoli – incontreremo Formigoni per vedere se ci sta. Poi tocca al Friuli, al Trentino per formare quella macroregione che è la Padania”.  E poi ha inizio la grande battaglia: il 15 gennaio alle porte di Milano.  La sala si libera al coro di “secessione, secessione”. Rimane solo Zaia, pensieroso. E un suo messaggio magnanimo: “Auguro buon lavoro al parlamento borbonico e a quello delle due Sicilie”. E al re?


Insubria Urbs

3 dicembre 2011

Caduto il governo Berlusconi e rispolverato il sogno della secessione padana con tanto di convocazione del Parlamento verde il 4 dicembre, la Lega Nord si trova a ricevere una proposta dai cugini del Carroccio ticinese: la secessione dell’Insubria. Il leader della lega ticinese, Giuliano Bignasca, ha proposto di annettere alla Svizzera le zone più a nord del nord Italia: le province di Como e Varese. Non di Milano, troppo a sud per gli standard. E l’idea è piaciuta. Altroché. Prima a qualche consigliere comunale, poi al sindaco di Morazzone, infine a Stefano Candiani, primo cittadino di Tradate e segretario uscente provinciale del partito di Varese, oltre che fedelissimo maroniano. Candiani pare voglia indire un referendum per far scegliere i cittadini. Democraticamente, s’intende.

La Favorita si tinge di verde

3 dicembre 2011

Villa La favorita

Pochi giorni fa sono stati costretti a dimettersi, assieme a tutto il Governo Berlusconi. Poi il Governo Monti, e l’immediata presa di distanza: “Riapriremo il Parlamento del Nord! Riapriremo il Parlamento Padano!”. Prima convocazione: domani 4 dicembre 2011.

Ex ministri e onorevoli rilanciano in pompa magna il parlamento verde. Ma ahimè chi ha prenotato il locale di  Mario Maistrello?
“Si sono dimenticati  – dice il proprietario della villa – e da qui a Natale noi siamo pieni. Una telefonata questi signori potevano anche farla … Col mio legale abbiamo diffidato direttamente il signor Bossi, che io conosco bene, non solo dal venire, ma dall’usare in modo inopportuno il nome di Villa Bonin. Vorrei vedere lui, se mi presentassi io con gli amici per una festa a via Bellerio, all’improvviso. Mi dispiace, ma le nostre porte sono chiuse, in quei giorni abbiamo un battesimo ed una cena aziendale, altroché Parlamento”. Insomma, la riscossa padana pare cominci con qualche intoppo.
Fortuna che c’è La Favorita. No, non lo stadio di Palermo, ma una villa  a Monticello di Fara, vicino Vicenza.

Sic et simpliciter

24 novembre 2011

Comunicazione di servizio. “Perché il grana padano si chiama così e perchè esiste il Gazzettino Padano? Se c’è questa terminologia significa che la Padania esiste”. Gianluca Buonanno, deputato nonché sindaco della cittadina di Varallo, ne è praticamente certo. L’onorevole, ai microfoni della trasmissione radiofonica La Zanzara, ha affermato che la prova certa dell’esistenza della Padania è il formaggio Grana Padano, che prenderebbe il suo nome da lì.  Perché è chiaro che il celebre Grana prenda il nome non dal luogo geografico noto come Pianura Padana, ma da una terra chiamata Padania.

Inevitabilmente il massacro sul web: “Le alpi esistono perché esiste Monti”, “Saronno cambierà nome in AmarettodiSaronnia”, “I carbonari hanno inventato la carbonara”, “La savoia esiste perché ci sono i biscotti savoiardi”. E io mi chiamo Ragusa perché vengo da Ragusa. Sic et simpliciter

 

Finchè la “Barca” va

16 novembre 2011

Coesione territoriale e niente federalismo? Il volto rubicondo di Roberto Calderoli questo pomeriggio è diventato violaceo di rabbia.  Occhi di ghiaccio, bava alla bocca. Tutta colpa del nuovo esecutivo Monti. “Se il buongiorno si vede dal mattino allora è notte fonda”, ha dichiarato, furibondo, dopo la nomina de ministero alla Coesione territoriale, affidato a Fabrizio Barca. Ministero ribattezzato del “centralismo”. “Ancora una volta il Nord verrà spremuto per garantire a qualcuno di continuare a mangiare a sbafo…”, riprende l’ex ministro che però, nella concitata foga, dimentica che un dicastero simile esisteva già nel governo Berlusconi: Raffaele Fitto infatti era a capo del ministero per gli Affari regionali e la coesione territoriale. Mancano gli Affari regionali, è vero, ma la denominazione della seconda parte è identica. Evidentemente Calderoli ha sempre letto le prime due parole, giusto per praticità.  Ma se l’accezione Coesione territoriale lascia sgomento l’ex ministro, c’è chi dopo un’ora sragiona. E’ Matteo Salvini, europarlamentare del Carroccio. che non solo ossequia la memoria di Giorgio Gaber ma lascia trapelare tra le righe del suo tweet: “Io non mi sento italiano”. Ma davvero?

La Lega che vorrei…

15 novembre 2011

Quando il mio ritorno al Nord coincide con la svolta. 


Eccola la Lega che vorrei: quella che dice No alle ammucchiate. Che snobba Mario Monti e diserta le consultazioni romane. Che si concilia in via Bellerio. Che annuncia opposizione dura. Che riapre il Parlamento della Padania.  Che accusa Monti e Napolitano, le banche e l’Unione europea. Che urla al «golpe». Che invoca la secessione. Che ricompatta i colonnelli. Che entusiasma la base. Che fa impazzire i microfoni di Radio Padania. Che dà un taglio netto.

Popoli del Nord è il primo giorno del riscatto. Nulla è scontato. E’ il ritorno ai ruggenti anni Novanta? Bubusettete.

Verso Pontida

20 giugno 2011

Cosa ci faccio su un autobus pieno di leghisti? Lo ammetto. Stamattina ho indossato una maglietta verde. Ho comprato La Padania. Solo poche parole. Intercalari e monosillabi. La mia cadenza siciliana è ancora troppo viva.

 Sul pullman si fa l’appello: Amighetti, Bossi (sì c’è anche qui), Gambarini, Pedrelleti, Ragasi, Ragusa. Presente! Ma sono sicura? Chiedo a me stessa dopo essere stata invitata a sedermi da un giovane padano con tanto di camicia verde e logo della sezione. La calma è la virtù dei forti. Basta non parlare, non dire “minchia!” e annuire a tutto quello che la signora anziana dietro di me continua sostenere: “Siamo invasi! Ovunque ti giri sei sommerso da ‘sti qui che vogliono comandare loro, mi fanno venire la nausea”.

“Troppi, ce ne sono troppi, meglio con contarli”, ribatte il vicino. È l’ennesimo dibattito su immigrazione e presunte invasioni islamiche, con contorno di quell’estremista di Pisapia. Ma la signora mi sta tanto simpatica. Azzardo con tutte le vocali ben strette e le chiedo un parere sulla presunta rottura tra Bossi e il Cavaliere. Lei fa spallucce. “Ma dove vuole che si vada senza Berlusconi? Certo non possiamo allearci con Fini o Casini. Quelli sì che sono dei traditori!”. “Giusto”, dice dalla prima fila un’altra donna padana. Mezza età, capelli lunghi e grigi raccolti in una coda. In un’altra vita la immagino una groupie. “E poi se l’è pagate lui le puttane. Mica coi nostri soldi. Che c’importa”. La sua vicina di posto fa una piccola smorfia. Ma tace.

L’autobus procede zigzagando. C’è una trepida attesa nell’aria. Poi la discussione che non avrei mai voluto sentire: quanti sono i meridionali residenti al nord? Tanti. Anche sul pullman. C’è chi viene da Salerno, chi da Benevento, chi da Napoli. Chi è abruzzese, chi ha parenti pugliesi. E chi è sposato con una sarda. Oh madonnina!

I veri leghisti sono meridionali. Sì, ma per l’amico milanese doc, a tre file dalla mia, meridionali rinsaviti. “Questi napoletani lasciamoli nella loro m…” e tutti in coro “Sìììì”. “Io sono meridionale ma mi sento padano. Quando vado al mio paese li trovo sempre seduti al bar. In Calabria, poi, sono tutti dipendenti della forestale”. “Certo, e appiccano loro stessi gli incendi”, sbotta il signore della prima fila, “e noi a pagare le tasse anche per loro!”. Oh madonnina!

“E lei? Lei che ne pensa?”. Chiede il giovane padano accanto a me. Lo osservo. Sembra porprio un vichingo. Hanno davvero origine celtiche questi padani? Mi chiedo curiosa mentre farfuglio “Io?” “Sì, lei. – dice sorridendo e scuotendo la sua chioma ricciuta – Di quale sezione è? Non l’ho mai vista?”. Gli occhi dei vicini mi guardano. Scrutano i miei lineamenti. L’espressione. La mia bocca rimane serrata. “Ah!”, esclama il celtico, “lei è una simpatizzante. Perché non viene a trovarci in sezione. Tutti i pomeriggi alle 18. La aspettiamo”. Il mio sorriso tirato diventa sincero. Mi sento proprio come quel sexy shop che vedo dal finestrino accanto alla macelleria islamica di Khouribga. All’ingresso di Pontida.